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Nella seconda metà del '700, sulla spinta del riformismo illuminista proprio del secolo, anche in Italia si pose mano alla stesura dei primi catasti dei terreni e dei fabbricati. I vari stati della penisola, nella volontà di razionalizzare l'amministrazione e nella necessità si reperire i denari necessari al fisco, tentarono di impiantare strumenti, il catasto appunto, che consentissero una più sicura individuazione delle proprietà tassabili e dei redditi conseguenti.
Bologna e il suo Appennino erano all'epoca soggetti allo Stato della Chiesa. Il legato pontificio di Bologna, cardinale Ignazio Boncompagni Ludovisi, avutone il mandato da papa Pio VI con chirografo del 25 ottobre 1780, dispose per l'inizio dei lavori. Decine di periti agrimensori occuparono le terre della diocesi bolognese e attesero per anni a misurare campi, macchie, edifici,strade, riportando il tutto su mappe che possono oggi apparire per alcune parti ingenue e imprecise, ma che sono una preziosissima fonte di notizie per gli storici. Accanto alle mappe furono redatti brogliardi illustrativi, vale a dire registri che elencano i proprietari dei numeri catastali, il tipo di cultura idonea ai terreni, il reddito presumibile di campi e fabbricati. Il lavoro del Bomcompagni non fu portato a termine per i troppi interessi che andava a toccare.
A noi, molto modestamente, è servito in passato per offrire ai lettori una sicura ricostruzione di come apparisse San Benedetto due secoli fa (vedi il libro dei cercanti del 1984, Appunti di storia montanara) e ora ci consente di scrivere di Musolesi con dati certi.
Borgo Musolese (così è nominato nel catasto Boncompagni) compare nella mappa del Comune di Qualto -
Intorno al 1780, dunque, le mappe e i brogliardi del Catasto Boncompagni attestano che a Musolesi vi erano 11 'case' accorpate in due blocchi separati dalla via che andava (e va) a Sant'Andrea. Come oggi del resto, anche se le 'case' sono aumentate di numero e sono state costruite stalle e capanne -
Era modalità antica costruire con la zunta / l'aggiunta, cioè utilizzando per uno dei lati della nuova casa il muro esterno di un'altra. Si risparmiavano terreno, sassi, fatica: tant'è vero che in previsione della possibile aggiunta si lasciavano sporgere dal muro opportuni conci che servissero per legare meglio la casa nuova alla vecchia. Sono sorti così i caratteristici borghi montanari.
Tornando a Musolesi, i proprietari delle 11 case erano all'epoca:
Santi Sante del fu Giovanni
Santi Domenico del fu Giovanni
Musolesi Giacomo del fu Domenico
Musolesi Sabatino del fu Domenico
Sig. Don Musolesi Cornelio del fu Pietro, parroco di Cedrecchia
Sig. Don Musolesi Francesco del fu Giovanni
Sig. Don Musolesi Giovanni del fu Achille
Chini Giacomo del fu...
Lenzi Giovanni Battista del fu Matteo (proprietario di 2 case)
Eredi del fu Giovanni Antonio Lenzi.
Tutti costoro possedevano anche, attorno a Musolesi, pezze di terreno "atto a formento posto in pendio a solano, buono". I proprietari delle case di Musolesi sono dunque 10, portatori però di soli 4 cognomi: Santi, Musolesi, Lenzi (i cui lontani eredi abitano tutto in loco) e Chini (o Chinni), cognome che non compare più da tempo fra i residenti nel borgo.
Sante e Domenico Santi sono fratelli (figli del fu Giovanni), e abitavano entrambi nel gruppo di case (allora più ridotto) a monte della via per Sant'Andrea, di fatto dove ancora sono proprietari i Santi di oggi. Il nominato Sante ci testimonia il modo della formazione del suo cognome. Il latino infatti -
Fratelli sono anche Giacomo e Sabatino Musolesi (figli del fu Domenico), le cui case erano a monte della via: ancora negli anni '50 vi abitavano i Musolesi ed Télli.
La casa dei Musolesi ed Vitòri fu costruita invece più tardi sul terreno antistante, e con essa il caratteristico voltone che unisce i due borghetti fino ad allora separati.
Una curiosità: nell'elenco dei proprietari compaiono ben tre preti, tutti cogniminati Musolesi, uno dei quali -
Continuando nell'esame del Catasto Boncompagni, notiamo che Lenzi Giovanni Battista del fu Matteo risulta proprietario di due case, entrambe a valle della via, una delle quali ancora oggi di proprietà dei Lenzi, come del resto l'altra spettante allora agli "eredi del fu Giovanni Antonio Lenzi". Tale cognome è già presente in un estimo del 1517 del Comune di Qualto che attesta, fra le altre, una domo muraria et coperta a lastris ( vale a dire una casa in muratura dal tetto di lastre di arenaria) a Ca' Musolese, di proprietà di tal Luca Lenzi del Beza.